CENTO DOMENICHE

Regia: Antonio Albanese
Cast: A. Albanese, L. Bottone, B. Storti, S. Ceccarelli, M. Donadoni

Trama

Antonio Riva è un operaio specializzato in prepensionamento, che va ancora  in  fabbrica  ad  insegnare  (gratis)  il  mestiere  ai  più  giovani. Accudisce la madre affetta da demenza senile, è in buoni rapporti con la ex moglie e ha un’amante sposata che si vuole divertire. Quando la figlia Emilia annuncia il suo matrimonio Antonio è felice di provvedere ai costi della cerimonia, perché quello di portare la sua bambina all’altare è sempre stato il suo sogno, e il gioco preferito di entrambi. Così si reca in banca per prelevare dal conto su cui ha messo tutto ciò che ha, ma il direttore gli consiglia invece di fare un prestito con una finanziaria e non disfare le sue azioni, che stanno “viaggiando”. Ma Antonio non possiede azioni, o meglio, non si è reso conto di aver tramutato le sue obbligazioni sicure in azioni a rischio, passando da risparmiatore ad azionista su consiglio di quella banca dove gli impiegati erano di famiglia, e che aveva sostenuto lo sviluppo dell’intero paesino sul lago di Lecco dove è nato e cresciuto. Quella banca, poi, mica può fallire, perché se fallisse “andrebbero a gambe all’aria tutti quanti”.

Recensione

In “Cento domeniche” Albanese, al suo quinto film da regista, porta in scena una storia autentica quanto dolorosa, riprendendo tematiche che purtroppo trovano sempre meno spazio per essere affrontate, non solo al cinema. Una pellicola con una forte componente di denuncia, che parla di dignità e lavoro, raccontata da un regista che rifiuta di considerare “ultimi” quegli “operai e artigiani che hanno fatto crescere il nostro Paese” mostrando invece feroce indignazione per quella “avidità che spinge a fregare anche i parenti”. Antonio Albanese, in fondo, ha molto in comune con il protagonista, oltre al nome. Anche lui, infatti, è nato e cresciuto sul lago di Lecco e ha fatto il tornitore da ragazzo. Anche lui, se le cose fossero andate diversamente, avrebbe potuto trovarsi nelle stesse condizioni del suo personaggio. È questo che lo spinge a confezionare una pellicola che si fa carico di un messaggio così importante di condanna sociale. Poco importa che il film subisca un profondo cambio di atmosfera nel terzo atto, inseguendo un crescendo tragico molto coinvolgente ma che sul finale tende a rappresentare il dramma in maniera esageratamente spettacolare. “Cento domeniche” non passa comunque inosservato, come l’interpretazione di Albanese d’altronde: molto fisica, espressiva e sincera. L’attore sa restituire la paura, la vergogna, il lutto; ogni emozione si rivede potente negli occhi di Antonio, in una smorfia tremolante che travolge lo spettatore e lo catapulta in quello stesso vortice di angoscia che opprime il protagonista. Nel film si celebra l’addio a una classe proletaria che ormai non esiste più: accecata dalle lusinghe dei potenti, stordita dalle rassicurazioni dei privilegiati e poi delocalizzata all’estero, scomparsa in un fondo d’investimento; sostituita da una generazione di precari schiacciati dalle tasse, perennemente in fila dal commercialista. Quello che rimane di questa storia coraggiosa è la rabbia. La rabbia dei protagonisti e di tutti quelli che hanno lavorato una vita, al freddo, in ginocchio per pochi euro; anche la domenica.

Data

28-03-2024
02-04-2024

Orario

- Giovedì: 18.30 - 21.15
- Martedì: 16.00 - 18.30 - 21.15

Genere

Drammatico

Durata

94 minuti

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