FERRARI

Regia: Michael Mann
Cast: A. Driver, P. Cruz, S. Woodley, P. Dempsey, J. O’Connell

Trama

Modena, 1957. Dodici anni dopo la fine della guerra, Enzo Ferrari, ex pilota di corse in lutto per la recente morte del figlio Dino, gestisce la sua azienda automobilistica con la moglie Laura e vive in segreto con l’amante Lina, madre del figlio illegittimo Piero. Ossessionato dalla competitività delle sue vetture nelle corse di velocità, Enzo spinge i suoi piloti a mettere a repentaglio le loro vite pur di prevalere, mentre la necessità di sostenere economicamente l’azienda lo costringe a rinegoziare la collaborazione con la moglie. La Mille miglia offrirà all’uomo e all’imprenditore Ferrari l’occasione per dare una svolta alla propria vita professionale e privata.

Recensione

“Ferrari” non è solo un film su Enzo Ferrari ma è soprattutto una storia sempre in bilico tra l’amore e la morte: un colpo di pistola improvviso sparato in casa, l’abitazione segreta di Castelvetro dove c’è la sua seconda famiglia, l’attrazione quasi fisica per la pista e la gara (“La Jaguar corre per vendere automobili. Io vendo per correre“), la tomba del figlio Dino morto a 24 anni che per lui non solo è un appuntamento quotidiano ma l’illusione di un dialogo che non si è mai interrotto. La pellicola mette la vita dell’imprenditore modenese allo specchio. La forza incredibile del film, di Michael Mann è proprio la capacità di oltrepassare quel corpo, di far sentire il suo mondo non solo attraverso il suo ambiente (le famiglie, la fabbrica) e di rendere familiare la sua casa, ma soprattutto con i rumori dei motori che è un suono ricorrente e dove, istintivamente, si potrebbe avvertire la differenza tra quello della Maserati e quello della Ferrari. L’Enzo Ferrari disegnato dalla mostruosa bravura di Adam Driver si muove sempre sul filo sospeso tra il Paradiso e l’Inferno, il successo e il baratro e l’anno in cui è ambientato, il 1957, è stato uno dei periodi più bui della sua vita: il figlio Dino è morto l’anno prima e con la moglie Laura (Penélope Cruz) c’è una continua guerra di nervi ma soprattutto la sua azienda è sull’orlo della bancarotta. In più vorrebbe ma non può riconoscere Pietro, il figlio avuto da Lina Lardi e deve continuamente fronteggiare gli attacchi della stampa che, tra i vari appellativi, lo hanno soprannominato anche ‘creatore di vedove’. Tranne il brevissimo frammento documentario iniziale, “Ferrari” ricostruisce gli incidenti in pista, come quello di Eugenio Castellotti durante le prove e soprattutto la tragedia di Guidizzolo durante le Mille Miglie, con una maniacalità impressionante, che è quella che ha sempre caratterizzato il cinema di Michael Mann. Ci sono tutti quei primi piani unici del cinema dell’autore statunitense dove i volti sono come ingranditi, occupano l’inquadratura facendo saltare le normali prospettive; l’unico regista statunitense che ci mostra che il cinema è gigantesco e i suoi protagonisti possono diventare quattro/cinque/cento volte più grandi di un normale corpo umano. Il film è finito ma non è finito. “Ferrari”  finisce non solo nel momento giusto ma nell’inquadratura giusta. Non è solo bravura. Ma è proprio istinto, puro istinto animale. Lo stesso che aveva Enzo Ferrari nel momento in cui resuscitava dall’abisso.

Data

29-02-2024
04-03-2024

Orario

- Giovedì: 18.30 - 21.15
- Lunedì: 16.00 - 18.30 - 21.15

Genere

Biografico

Durata

125 minuti

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