Vangelo secondo Maria

Regia: Paolo Zucca
Cast: B. Porcaroli, A. Gassmann, L. Vitale, L. Capuano

Trama

Sogna l’Egitto Maria e la grande biblioteca di Alessandria, sogna di andarsene lontano verso freschi giardini dove i frutti si possono mangiare ma il mondo intorno la vuole maritare, scambiandola con pecore e miseria. Selvaggia e ribelle, Maria rifiuta un ricco pretendente e poi è promessa a Giuseppe, un “vecchio gigante” che la rispetta e di cui diventa l’allieva prediletta, perché questa giovane donna vuole conoscere la lingua greca e la meridiana. Almeno fino a quando un angelo appare, batte le ali e l’annuncia madre del figlio di Dio. Per Maria è soltanto un altro uomo a disporre del suo corpo, ingravidandolo. Decisa a fare finalmente la sua volontà, si tufferà tra le braccia di Giuseppe per ‘attraversare’ insieme la più grande avventura del mondo: l’amore.

Recensione

Partendo dal romanzo omonimo di Barbara Alberti (Il Vangelo secondo Maria), Paolo Zucca dirige un’anti-narrazione mariana cercando una Maria più ‘vera’, più compiuta, a cui prova a restituire la sua condizione pienamente umana. Apolitica e asessuata, nel nostro immaginario è depositata come vergine pia sotto le spoglie di una suora, per elevarla meglio a dea e a irraggiungibile mito verginale. Il “Vangelo secondo Maria” non si occupa della nascita e della morte del figlio Gesù ma si spinge più indietro nel tempo, ritrovando la sua giovinezza e il suo carattere, segnato dal furore di Erode ( Carmelo Bene), e rendendole la sua sessualità e la sua indipendenza. Nessun processo ai teologi che hanno costruito la visione ufficiale di Maria, di cui si ricorda la dimensione storica e le ambizioni escatologiche. Va da sé che la grazia, l’empatia e le precauzioni non basteranno a placare i credenti ma del resto il cinema, come la scienza, non è fatto per sostenere dogmi. Giocando in sogno con l’iconografia mariana, la protagonista si sogna statua sacra in processione, Il film rende Maria più familiare, collocandola nel suo contesto spaziale e temporale. Giovane fanciulla ebrea dentro un mondo arcaico dalla spiritualità ancora primitiva, Paolo Zucca la incarna, per scoprire chi fosse questa donna la cui vita è stata intenzionalmente cancellata per farne un grido del cuore, il grido della fede: “Santa Maria, Madre di dio!”. Se per la Chiesa e per i credenti, è l’immensità del mistero del Dio fatto uomo, la divinizzazione di Gesù ha provocato la perdita progressiva della consistenza umana di Maria. Ricettacolo del figlio di Dio, non poteva evidentemente avere un destino al di fuori di questo ma il film se ne ‘inventa’ uno radicato nei testi, nell’archeologia e nella Sardegna tellurica e vibrante, dove regnano gli uomini e i loro riti violenti. Con i suoi grandi occhi chiari, la Maria di Benedetta Porcaroli interrompe quei volti, concessione formale alle fonti, disegnando un femminile che ha tutta la fantasia irresponsabile del primo francescanesimo. Un femminile moderno e più complesso – si tratta della donna prima della Madre – che denuncia la secolare e scomoda realtà della misoginia. Perché nel lontano passato le cose erano altrettanto complicate, altrettanto intrise di potere, privilegi e politica. Le voci sovversive le ascoltiamo solo cercando diligentemente ai margini, guardando con attenzione tra immaginazione e realtà.

Data

Giovedì 24 Ott.
Lunedì 28 Ott.

Orario

- Giovedì: 18.30 - 21.15
- Lunedì: 16.00 - 18.30 - 21.15

Genere

Drammatico

Durata

108 minuti

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